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IL VIAGGIO DEL PAPA IN IRAQ

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Carità, amore, fratellanza: le parole chiave del viaggio in Iraq — conclusosi nella tarda mattinata di lunedì 8 marzo — sono state riproposte dallo stesso Papa Francesco nel consueto incontro con i giornalisti a bordo dell’aereo che da Baghdad lo ha riportato a Roma. Durante la conversazione il Pontefice ha richiamato alcuni dei momenti salienti dei quattro giorni trascorsi nel Paese, sottolineando in particolare il significato della visita al Grande ayatollah Al-Sistani e confidando di essere rimasto molto colpito dalla toccante testimonianza di perdono e di riconciliazione della mamma di Qaraqosh che ha perso un figlio e un nipote in uno degli attacchi dell’Isis nel 2014. Le parole della donna sono risuonate domenica mattina nella chiesa dell’Immacolata Concezione, durante uno dei momenti più intensi della terza giornata del viaggio, apertasi con una sosta a Erbil— capoluogo del Kurdistan iracheno, segnato da una storica presenza cristiana — e proseguita con la preghiera per le vittime della guerra presieduta dal Papa a Mosul. Dalle macerie della piazza Hosh al-Bieaa si è levato ancora una volta il grido di pace del Pontefice: nel nome di Dio, ha scandito, «non è lecito uccidere…, fare la guerra…, odiare i fratelli». Un grido ripetuto poco dopo anche a Qaraqosh, con l’invito alla speranza fondato sulla certezza che «il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola». A conclusione della giornata il congedo dal Paese al termine della messa presieduta nello stadio di Erbil: «L’Iraq rimarrà sempre con me, nel mio cuore» ha assicurato Francesco ai fedeli presenti alla celebrazione, affidando loro la consegna di «lavorare insieme in unità per un futuro di pace e prosperità».

Santa Messa nello Stadio “Franso Hariri” a Erbil

Angelus al termine della visita alla Comunità di Qaraqosh

Visita alla Comunità Di Qaraqosh

Preghiera di suffragio per le Vittime della guerra

Santa Messa nella Cattedrale Caldea di “San Giuseppe” a Baghdad