4 FEBBRAIO 2022 – GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO
«Close the care gap», ovvero eliminare le disparità nelle cure. È questo lo slogan scelto per la nuova Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio e si rivolge allo stesso modo a tutte le persone sul pianeta. Per governi, istituzioni, politici, cittadini, associazioni di pazienti, anziani e giovani l’obiettivo è unico: unificare gli sforzi, facendo ognuno la propria parte, in modo tale da ridurre concretamente l’impatto che il cancro ha sulle nostre vite. «La Giornata, a livello internazionale, si focalizza sul potere della conoscenza e sull’eliminazione delle ineguaglianze – commenta Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) -. Una corretta informazione può salvare la vita, basti pensare che oltre un terzo dei casi di tumore sarebbe evitabile seguendo una manciata di buone e semplici regole per la prevenzione e la diagnosi precoce. E serve l’impegno di tutti per arrivare ad azzerare le differenze che si fanno sempre più grandi fra Paesi poveri e ricchi, ma che esistono anche all’interno delle diverse nazioni».
La campagna 2022-2024
Le stime presentate in occasione della Giornata mondiale di quest’anno si focalizzano su un numero: si prevede che entro il 2030 ben il 75% delle morti premature dovute al cancro si verificherà nei Paesi a basso e medio reddito. Ma le disuguaglianze crescono anche sul fronte economico (fra chi può permettersi di pagare le terapie migliori e chi no o a causa dell’impatto che la malattia ha su lavoro e spese dell’intera famiglia) o socio-culturale, passando per differenze di genere, orientamento sessuale, età, etnia, livelli d’educazione e d’informazione. La nuova campagna triennale prevede per il 2022 una presa di coscienza del problema per arrivare a costruire un futuro in cui tutte le persone vivano in modo più sano, possano avere accesso agli strumenti di prevenzione e di cura migliori, indipendentemente da dove sono nate, vivono, lavorano, dalla loro età e dal sesso. Nel 2023 si punterà a unire le voci e le forze, creare alleanze per arrivare ad azioni concrete e nel 2024 il focus sarà più politico, per arrivare a coinvolgere in modo diretto chi governa le nazioni e fare pressioni su chi prende le decisioni.
I numeri del cancro nel mondo e in Italia
«Il cancro è la seconda causa di morte in tutto il mondo – ricorda Cinieri, direttore dell’Oncologia medica e Breast Unit dell’Ospedale Perrino di Brindisi -. Le statistiche dell’Agenzia Internazionale sul Cancro prevedono che un uomo su cinque e una donna su sei nel corso della vita svilupperà un tumore. Un maschio su 10 e una femmina su 11 ne morirà. Entro il 2040 ci si aspetta che i nuovi casi annui, a livello globale, saranno 30 milioni, ma ben 3,7 milioni di vite potrebbero essere salvate ogni anno solo implementando le risorse necessarie sui tre fronti: prevenzione, diagnosi precoce e trattamento». Sono circa 377mila i nuovi casi diagnosticati ogni anno in Italia. L’alto livello dell’assistenza oncologica nel nostro Paese è evidenziato sia dalle percentuali di sopravvivenza (superiori al resto d’Europa) che a 5 anni raggiungono il 65% nelle donne e il 59% negli uomini, sia dal calo della mortalità che in sei anni (2015-2021) è sceso del 10% negli uomini e dell’8% nelle donne.«Ottimi risultati che però rischiano di essere vanificati senza una programmazione adeguata, perché la quarta ondata pandemica sta peggiorando ulteriormente una situazione già critica – continua Cinieri -. Plaudiamo alle iniziative del Governo che, tra il decreto di agosto e l’ultima legge di Bilancio, ha stanziato 1 miliardo di euro per recuperare gli interventi, gli screening e le visite rinviate a causa della pressione del Covid sugli ospedali. Ma non basta. Se non viene definito un “piano di recupero”, che includa anche il potenziamento del personale e delle strutture, rischiamo di non riuscire a gestire la prossima epidemia di casi avanzati di tumore, determinata anche dai ritardi nell’assistenza accumulati in questi ultimi due anni».
Così il Covid ha colpito i malati di cancro
È uno tsunami tanto temuto quanto ampiamente preannunciato quello che si sta gradualmente abbattendo sugli ospedali italiani, per l’oncologia e non solo: ancora una volta, per questa quarta ondata, tante sale operatorie sono state chiuse perché i posti letti delle terapie intensive sono occupati dai pazienti Covid e i danni per le persone colpite da cancro rischiano di essere molto gravi, in quanto il successo delle cure dipende anche dai tempi brevi entro cui viene eseguito l’intervento chirurgico. «La crisi nell’assistenza sanitaria causata dalla pandemia non può più essere affrontata con iniziative estemporanee come è avvenuto finora, basate sull’apertura e chiusura dei reparti in relazione all’incremento del numero dei contagiati dal Covid-19 – sottolinea il presidente Aiom -. Chiediamo alle Istituzioni di definire una programmazione a medio e lungo termine. Serve subito un “piano di recupero” dell’oncologia, per colmare i ritardi nell’assistenza ai pazienti oncologici, dalla diagnosi alla chirurgia, alla terapia medica fino alla radioterapia. Soffriamo in particolare la mancanza di personale e di spazi». Servono più risorse da investire pure nella ricerca clinica, di laboratorio ed epidemiologica. «Oggi sappiamo che fino al 40% dei tumori potrebbe essere prevenuto migliorando gli stili di vita (smettendo di fumare, evitando il sovrappeso e mantenendo un alto livello di attività fisica) – dice Franco Perrone, presidente eletto Aiom -, ma si stima che il 16% delle morti per cancro potrebbe essere attribuibile a esposizioni ambientali. In questo senso i prossimi anni, in cui ci si augura che su scala globale si realizzi la cosiddetta transizione ecologica necessaria per salvare la terra, sono decisivi: tutti dobbiamo lavorare per ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale e per fare ciò che è nelle nostre possibilità per prevenire il cancro».
Un «piano di recupero» dell’oncologia
I dati presentati da Aiom in occasione della Giornata mondiale fotografano nel nostro Paese 371 Oncologie, l’85% delle quali ha un servizio di supporto psicologico. Significativi i passi avanti realizzati nella definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (PDTA), essenziali per garantire un’assistenza multidisciplinare, sono stati infatti deliberati dalle reti oncologiche ben 1.375 documenti. Quasi l’80% delle strutture ha una nutrizione clinica di riferimento. Le criticità riguardano in particolare l’assistenza domiciliare oncologica, disponibile solo per il 68% dei centri. «La revisione dell’assistenza oncologica non deve fermarsi all’ospedale, per questo preoccupa il dato sull’assistenza domiciliare, ancora non soddisfacente – conclude Massimo Di Maio, segretario nazionale Aiom -. La scarsa comunicazione tra i centri oncologici e il territorio determina ritardi nell’accesso agli esami e agli specialisti durante la fase diagnostica, con potenziali ripercussioni sulle opportunità di individuazione precoce della malattia. Va rafforzata questa connessione all’inizio del percorso assistenziale, prima ancora che una persona diventi un paziente oncologico. E non appena il trattamento attivo inizia, va contattato il medico di base per informarlo sullo scopo del trattamento, sulle possibili tossicità e sull’evoluzione prevista della situazione clinica. Servono medici territoriali specializzati in oncologia oppure bisogna garantire a tutti i medici di famiglia una formazione intermedia nella gestione dei malati di cancro. Investire nel territorio può rendere più sostenibile l’assistenza oncologica».